Navigando nei magazzini della memoria

Se si considera il tema scelto dall’artista per questa esposizione, l’attenzione si concentra, per capire, sulle parole chiave: magazzini, luoghi dove si ripongono con un sistema scelto, in ordine, oggetti affinché possano essere ritrovati con facilità. Ma quelli di cui si tratta sono magazzini particolari: di memoria, la quale, per la sua stessa sostanza, sfugge a rigida catalogazione, i cui oggetti o materiali (ricordi, emozioni, odori, immagini, colori...) possono essere rinvenuti, quando si rievoca - per aggancio, contrasto, associazione, affiancamento, a catena - senza alcun nesso logico apparente e sopratutto eliminando la categoria temporale, in una specie di presentizzazione. I ricordi si riamalgamano e si ricuciono ogni volta che ci si regala il piacere dell'abbandono alla memoria senza riserve, in forme e connotazioni diverse, a seconda della prevalenza dei timbri emotivi legati alle proprie atmosfere del momento: può prevalere la nostalgia, il sottile benessere della malinconia, l'acutezza del dolore, il rimpianto, la sopraffazione del desiderio, chissà…Si ha come la sensazione del propagarsi a cerchi sempre più ampi come le onde sonore dell’eco o come il moto ondoso. Gli ostacoli sono quelli imposti dell'emotività, la grande sensitiva. Ci si sposta navigando, azione che presuppone perizia e precauzione, scegliere rotta e percorso, prevedere e tener conto dell'accidentalità degli elementi naturali, del dove approdare. Però, questo navigare è come un sogno, una metafora dell'andare, del viaggio in un luogo: la memoria, noto e ignoto nel contempo, pensato come un magazzino per riporre, accatastare, segnare, dar via, conservare, riconoscere. Il modo dello spostarsi è liquido, con la morbidezza e la sensualità della liquidità, l'acutezza deg1i ostacoli che il luogo dell’approdo: l'opera, evidenzia; “marezzature”, increspature tese su tela che sfugge al perimetro del quadro, lievitazioni in viola, rosso, azzurro, blu - verde, inclusioni come isole, atolli, crateri, sottesi talvolta da un'anima rigida di supporto, da impalcature affioranti. Sgocciolature sapienti di materia colorata su base di legno con margini ritagliati come una costiera con insenature, fiordi, cale; arcipelaghi lisci o porosi che si compenetrano come forme e si distaccano come tinta, invasi da materiali estranei, con la luce che gioca differenziando la monocromaticità o esaltando i contrasti. La metafora, per chi la riconosce, è interpretabile, non solo, ognuno ci può mettere il proprio bagaglio di e:memoria. Ma nell'artista c'e qualcosa in più, di diverso che si attiene ai suoi stilemi di inventore - creatore: intanto c'è' fisicità, il piacere di toccare, manipolare, dosare la materia, dare forma, bagnare di colore; c’è stupore nella nascita di un'opera che si affaccia prima nella mente e si delinea via via nel percorso, trova identità nel suo progredire, fino a far dire all'autore “ora è conclusa, è compiuta, così l'avevo pensata”. E se la sintonia fra il pensare ed il fare si è realizzata, come è successo per le opere di Deanna Galletto, allora per queste rappresentazioni di memoria: poetiche, esteticamente compiute ed equilibrate, evocative, si parla di perizia. Si ritorna così al vocabolo (qualità, essenza) già usato precedentemente per l'azione del navigare.

 Giovanna Riu, La Spezia, Luglio 1991