Ricordando Pier Paolo Pasolini

Sobria e pur interessante e unitaria, sia sul piano dei messaggi sia su quello propriamente cromatico, la personale di Deanna Galletto nell'angusto quanto accogliente spazio della Torre Capitolare di Porto Venere. La pittrice, che vanta un curriculum ricco di esperienze e di affermazioni, (a Roma, Milano, Urbino, Venezia) nella calcografia, nella ricerca teatrale, nella scenografia, nel designer, nella fotografia, negli audiovisivi, ha in questi ultimi anni, dal ’91, affrontato il difficile percorso del multimediale, mostrando un'acuta sensibilità e acquisendo in breve tempo una tecnica non comune nella grafica e nella pittura. Nella mostra portovenerese (illustrata da un depliant e da un nitido videocatalogo con interventi critici di Giovanna Riu e dello scrivente) la Galletto ha voluto rendere un singolare, struggente omaggio a Pier Paolo Pasolini - poeta, inserendo stupendi e amari versi dei grande friulano in dipinti ove la materia coloristica è davvero ricca e narrante pur nella sua onirica astrazione. Il ripostiglio della sua memoria (entro cui abitano o coabitano le umane contraddizioni e le più sanguinanti tensioni) è in realtà un vasto e magmatico paesaggio mentale con forme, segni (la poesia pasoliniana appunto) e grumi che lasciano chiaramente intendere la presenza di dolori forti e di ferite aperte, frutto di una consapevolezza dell'impenetrabilità sostanziale delle ragioni dell'essere e di una sorta di voglia di liberazione, di entusiastico rischio. Mi piace notare che oltre alla bella “trilogia” pittorica - ove i colori dialogano e diventano percorso ideolologico - sentimentale - ci sono opere, (alcune esposte, altre che ho avuto il piacere di ammirare) che ci conducono entro spazi mobili e assolutamente liberi, fra le luci primarie (grandi albe e drammatici tramonti), nel nucleo di intuizioni inquiete, quanto esaltanti, nei meandri, di una immaginazione viandante e volutamente perigliosa, nella speranza dei grandi chiarimenti e di scoperte un po’ rasserenanti.  Ancora il grande Pasolini docet.

 

Ferruccio Battolini, La Spezia, Settembre 1994       

 

Ricordando Pier Paolo Pasolini

Pur tenendo conto dell'irriducibile individualità dell'opera d’arte e, ancor più, della peculiarità del suo linguaggio impropriamente ricondotto e spiegato con altri, nei lavori di Deanna Galletto sono rimasti come calco e impronta i motivi ispiratosi dell’arte e della vita contraddittoria di Pasolini.  Suoi versi segnano come scalfitture profonde e faticosamente leggibili le superfici materiche differenziate per morfologia, variazione cromatica, spessore.  Materia apparentemente violata nella sua interezza e nella sua tensione, materia che suggerisce immagini di sensualità, ma anche di morte, materia dove affiorano lamine di metallo come ferite.  Anche la poesia di Pasolini è stata vissuta, di volta in volta, come bisogno supremo di riscatto, come consapevolezza ultima di illusione, come fuga dal piacere persuasivo della letteratura pura.  In una intervista in versi dei 1966, dice:

 

...io vorrei soltanto vivere

pur essendo poeta

perché la vita si esprime anche solo con se stessa.

Vorrei esprimermi con gli esempi.

Gettare il mio corpo nella lotta.

 

La paura e la fascinosa inutilità del vivere solo letterariamente vengono esorcizzate e convertite in fame di azione e gloriosa carnalità anche nella produzione cinematografica con Il DecameronI racconti di Canterbury e Il fiore delle Mille e una notte, trilogia alla quale Deanna Galletto ha dedicato tre opere dove rispettivamente si esaltano la golosità del vivere, la sorpresa del viaggio anche in senso metaforico e il senso dell’immaginifico.  Hanno un denominatore comune: una soddisfatta, lussuriosa carnalità e un altrettanto feroce e disperato amore per la vita che contiene in sé il seme dell'autodistruzione.  Ancora amore e morte.

 

 

Giovanna Riu, Luglio 1994

 

Omaggio a Pier Paolo Pasolini di Deanna Galletto

 

…Questo punto di vista dell'artista, cioè vedere il mondo colorato piuttosto che grigio, si manifesta anche nei quadri dedicati a Pier Paolo Pasolini. Deanna Galletto non ha colto, per le sue opere pittoriche, l'aspetto malinconico di Pasolini, quello che appare in tanti suoi scritti o film, ha cercato di esprimere piuttosto minaccia, violenza e lotta nel suo modo di dipingere forte e pastoso. Quasi a voler rafforzare la dinamica del dipinto vi incide " Versi, versi, scrivo! versi! ". Nell'opera "Lottai con le armi della poesia" la superficie dipinta diviene campo di battaglia: taglienti strisce di rame incluse nella materia pittorica, dalle tinte spesso tenui, creano così un' impressione di paesaggio spigoloso ed aggressivo.

L'artista condivide con Pasolini il piacere di raccontare storie e metafore.

 

 Joachim v. Klein,  Berlin, Mai 1997  

Eine Hommage an Pier Paolo Pasolini von Deanna Galletto

 

Deanna Galletto liebt die Metaphorik, das Imaginäre an den Texten von Pasolini und sie läßt sich gern auf Geschichten ein, wobei sie auch hier durch das Phantastische fasziniert ist.

Wenn in dieser, Pasolini gewidmeten Ausstellung auch nur vier Titel auf diesen hinweisen, so ist doch der ingeniöse Zusammenhang zu den anderen Arbeiten gegeben.

Ganz direkt überträgt die Künstlerin den Furor eines Ausrufes wie: “Versi, versi, scrivo! versi!...” (“Verse, Verse, ich  schreibe! Verse!...”)  indem sie ihn sichtbar heftig in das fast fertig Tableau graviert.

Ebenso unmittelbar setzt sie die kämpferische Mitteilung des Dichters Pasolini: “...lottai con le armi della poesia... ” (“ich kämpfe mit den Waffen der Poesie...”) um; sie implantiert Kupferstreifen, oft hochkant in die, eher weich wirkende Farbfläche, die so zu einer kantigen, aggressiven Landschaft wird.

Boccaccios Decamerone, die Canterbury Tales und die Geschichten aus Tausend-und-einer-Nacht dienten Pasolini geradezu als Steinbruch für viele seiner verfilmten Episoden. Deanna Galletto findet eindringliche Umsetzungen für die Atmosphäre derselben und erinnert mit regelmäßiger Betonung des mediterranen Blau an ihre Herkunft.

Mitgedacht ist in den Bildern: “Trilogia” auch-die merkwürdige, von Boccaccio ausgedachte Entstehungsgeschichte des Decamerone: 1348 wütete die Pest in Florenz. Mehrere junge Leute fliehen aus der Stadt um an einem entlegenen Ort die Schreckenszeit abzuwarten. Sie überbrücken die Zeit, indem sie sich täglich Geschichten erzählen.

Islamischen Schrifttafeln ähneln die Tausend-und-eine-Nacht zugeeigneten Inskripturen, versunken in Zeit und Raum in Strukturen, die Weltraumbildern gleichen.

Auf die stetige Veränderung unserer gegenwärtigen Umgebung weisen Polaroids hin, die malerische Augenblicke von Berliner Wänden und Baumaschinenverkleidungen festhalten.

Hier zeigt sich die Detailverliebtheit der Malerin, wie wir sie aus frühen Filmen von Pasolini kennen.

 

Joachim v. Klein, Berlin Mai 1997